Fascisti al Salone del Libro? Business is business

Allora amici, capisco l’indignazione, capisco che in un momento storico così ricolmo di ignoranza si abbia voglia di ribellarsi e scendere in piazza. Sono d’accordo, ci mancherebbe. Come diceva Don Gallo l’essere antifascisti non è un optional! Rispetto quindi Zerocalcare che ha scelto di non presentarsi al Salone del libro così come rispetto la Murgia che invece ha scelto di esserci. Sento il dovere, tuttavia, per chiarezza e amore della verità, di spiegare ai non addetti ai lavori (gli addetti ai lavori anche se fanno finta di niente certe cose le sanno fin troppo bene) che quello che sta succedendo a Torino con la questione della casa editrice Altaforte sfiora il paradossale. E lo dico con cognizione di causa, visto che con Chinaski Edizioni, la casa editrice che dirigo da 15 anni,ci siamo fatti 8 Saloni di Torino di fila (non ci andiamo più per scelta dal 2013), più la Fiera del Libro di Roma e un sacco di altre manifestazioni del genere. Ebbene, in questi contesti le case editrici di estrema destra, per non dire fasciste, ci sono sempre state e nessuno ha mai proferito mezza parola. Eppure non esponevano dentro una grotta ma in mezzo agli altri. Ne ricordo una che faceva quasi apologia del fascismo; perdonatemi ma ho rimosso il nome e non ho voglia di sforzare la memoria per così poco.

Quindi, siccome non credo di averla vista solo io, perche se ne parla solo quest’anno? Amici editori e scrittori che ora vi stracciate le vesti non credo ve ne siate accorti solo ora. O invece sì?

La verità è che il problema abita da un’altra parte, e cioè nella grassa ignoranza in cui annaspa questa nostra povera Italia targata 2019, una polveriera in cui si combatte a forza di urla, spintoni e slogan da stadio. Un ambiente malsano e putrido dove il virus del fascismo può proliferare indisturbato.

Ma l’editore che si riempie la bocca dicendosi orgogliosamente fascista non è nato oggi, era lì anche ieri. Ha solo pubblicato un libro-intervista su quella sottospecie di politico che si atteggia a ducetto. Tutto qui. E parliamo di gente che su odio, algoritmi e ‘purché se ne parli’ ha costruito la propria fortezza.

Ma, e anche qui voglio essere chiaro, a quelli del Salone di ciò che pubblichi importa meno di zero. Agli organizzatori della tua proposta letteraria non frega niente, basta che paghi lo stand puoi far entrare tutti i libri che ti pare. Non c’è selezione all’ingresso come in discoteca e puoi entrare senza cravatta. Si tratta solo e unicamente di una manifestazione commerciale, un grande business per la città di Torino, la Regione Piemonte e qualche editore abbastanza grosso da… mi fermo qui.

E per tutti gli altri? Salvo rare eccezioni un mezzo bagno di sangue economico ma una bella vetrina e un ottimo modo per ampliare i propri contatti. Fine. L’idealismo, la poesia, i valori, andateveli a cercare pure da un’altra parte.

Quindi, devo constatare con tristezza, che si sta facendo tanto rumore per una cosa che esiste da anni all’interno del cuore di una manifestazione che non ha più cuore di un centro commerciale.

Comunque, visti i tempi, è bene protestare e ricordare ai ragazzi che essere fascisti è un insulto alla propria intelligenza. Però occhio che ciò che si demonizza troppo poi agli occhi dei giovani diventa affascinante. Che gran casino.

Ah, e comunque noi al Salone non ci andiamo neanche quest’anno…

Ciao guagliù

Federico Traversa

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