#rockisdead il programma radiofonico tratto dall’omonimo libro edito da Chinaski Edizioni in onda su radio Popolare

#rockisdead è il programma radiofonico tratto dall’omonimo libro edito da Chinaski Edizioni in libreria dal 15 maggio.
Acoltalo a questo link.
http://www.radiopopolare.it/trasmissione/rockisdead/

Conducono F.T. Sandman ed Episch Porzioni

Ogni puntata si propone di raccontare, con dovizia di particolari inediti, la vita e la morte di alcuni fra i personaggi più strani e trasgressivi del mondo della musica. L’aspetto innovativo del progetto è che i soliti noti, cioè le rockstar ormai leggendarie e immancabili, verranno alternate a musicisti meno conosciuti al grande pubblico e più di nicchia, ma meritevoli di essere raccontati in quanto protagonisti di esistenze memorabili o di scomparse altamente suggestive.

Alcuni degli artisti trattati:

Chet Baker: Un fatale volo dal secondo piano per il re del cool jazz

Jeff Buckley: Un genio risucchiato dalle acque del Missisipi

Sam Cooke: Il principe del soul accoltellato in un albergo ad ore

Dimebag Darrel: Colpi d’arma da fuoco durante un concerto per il chitarrista dei Pantera

Euronymous: Satanismo e omicidi nel metal norvegese

Marvin Gaye: Freddato da un diabolico padre il singer dalla voce di miele

Michael Hutchence: Un’esperienza di soffocamento auto-erotico finite in tragedia

Victor Jara: Trucidato dalle milizie di Pinochet il Bob Dylan cileno.

Robert Johnson: il bluesman che vendetta l’anima al diavolo

Jim Morrison: La misteriosa morte del re lucertola

Nico: La valchiria dei Velvet Underground, una caduta tragica fra sesso ed eroina

Gram Parsons: Bruciato nel deserto per liberare il suo spirito

Jaco Pastorius: Il Maradona del basso e una rissa finite male

Elvis Presley: La tragica fine del re del rock

Randy Rhoads: Un volo finito in tragedia per il geniale chitarrista di Ozzy Osbourne

Eliott Smith: Un suicidio mai chiarito

Layne Staley: La solitudine dell’ugola cartavetrata del grunge

Sid Vicious: La parabola near del bassista dei Sex Pistols

Dennis Wilson: Inghiottito dal mare il batterista dei Beach Boys

E MOLTI ALTRI ANCORA…

Condotto da Federico Traversa aka F.T. Sandman in collaborazione con Episch Porzioni

In onda ogni domenica dalle 14:00 alle 14:30

In risposta agli insulti a Paul Dianno

Ci state scrivendo in tanti, tantissimi, sull’imminente uscita di La Bestia, autobiografia di Paul DiAnno in uscita domani.

Come sempre siamo contenti di suscitare reazioni ed ascoltare il punto di vista di chi ci legge. Se ci seguite sapete bene che in Chinaski non abbiamo mai bannato nessuno, ci prendiamo complimenti e critiche con lo stesso identico entusiasmo. I primi ci ripagano degli sforzi fatti, le seconde ci spingono a fare meglio.

Questa volta però si sta esagerando. L’odio che in tanti, non tutti per fortuna, stanno lanciando sull’artista inglese mi sembra esagerato e fuori luogo. Anche perché si parla di un libro che nessuno ha ancora letto. La Bestia è uno spaccato rok di una sincerità brutale dove un uomo confida, senza facili moralismi e scuse di maniera, la propria condotta distruttiva e autolesionista; e lo fa senza fare sconti a nessuno, soprattutto a se stesso.

Vi interessa? Leggete il libro e poi commentate quello.

Non vi interessa? Ignorate questa pubblicazione e passate ad altro. Ma per favore basta con i commenti sul fatto che Dianno è un fallito, che l’odiate, più una serie di insulti e improperi che preferisco non riportare su questa pagina. Non sono pertinenti e nulla hanno a che vedere con il suo libro.

In dieci anni di lavoro nel mondo del rock non mi era mai capitato di imbattermi in tanti commenti acidi, offensivi e, perdonatemi, stupidi. Sembra che Dianno vi abbia fatto qualcosa di personale, e non credo sia così.

Quindi ripeto, se vi interessa il libro, leggetelo e poi commentatelo. Potrete dire che è bello, brutto, che vi fa schifo la copertina, o che non siete d’accordo con il punto di vista di Paul. Va tutto bene, si chiama critica e l’accettiamo con piacere. Ma offendere un uomo e la propria opera senza  un motivo che vada aldilà di una fisiologica antipatia non mi sembra onesto né corretto. Perdonate lo sfogo, ma certi comportamenti al limite li giustifico nel mondo del rap italiano, dove sputare merda senza motivarla è parte del circo. Non in ambito rock, dove si è sempre cercato di criticare seriamente e di lasciare che sia l’opera a parlare, e solo allora passare ai giudizi.

Volevo dire solo questo.

Vi abbraccio.

 

Federico Traversa

Direttore Editoriale Chinaski Edizioni